domenica 29 settembre 2013

Il Signore è il mio pastore, non manco di nulla...



Viaggiare in Jeep è senza dubbio molto meglio che scarpinare, è meglio anche di spostarsi con la nostra vecchia Scoreggiona, ma non c'è mezzo che garantisca un percorso agevole e sicuro su queste tormentate isole britanniche. Non avevamo percorso molta strada, quando incontrammo una trappola che, per nostra fortuna, era già scattata a spese di quacun altro: un albero abbattuto da mano umana bloccava la strada.
Il Capitano ci fece segno di smontare, e subito trovammo un morto, intrappolato sotto il tronco, che potemmo smembrare senza difficoltà, ma soprattutto (assai più interessante) le tracce di una moto che uscivano dalla strada. Dove c'è una moto, c'è anche benzina, e noi eravamo già quasi in riserva. Il Capitano lasciò me e il pagano a controllare la Jeep (forse nella speranza che, rimanendo soli, io riuscissi a convertirlo), mentre egli guidò Kartoffen e Joe in avanscoperta, attraverso un bosco.


Non so bene come si sia sviluppata la missione, ma ad un certo punto sentimmo una forte esplosione, come di mina antiuomo, e decidemmo di lasciare la Jeep per correre in soccorso dei nostri compagni, forse feriti, forse in difficoltà (per sicurezza, comunque, portai con me le chiavi). Poco dopo, udimmo degli spari, delle urla di dolore.
In effetti, subito incontrammo Kartoffen gravemente ferito, con una grossa scheggia piantata nella gamba: aveva ricevuto l'ordine di venirci a chiamare in silenzio, perché il nemico sembrava pericoloso. Visto che non correva rischi immediati, io mi mossi alla volta del punto dove si trovavano il Capitano e Joe, mentre il pagano prestava a Kartoffen i primi soccorsi. Mentre mi avviavo, il crucco mi avvertì che il terreno intorno era minato: c'erano fili tesi nel sottobosco.

Il Capitano e Joe avevano già steso due individui deformi usciti dalla casa a verificare chi avesse fatto esplodere la mina: stavano ora agonizzando su una sorta di sentiero sminato. Il problema erano gli altri, arroccati in una specie di cottage. Non potevamo nemmeno distruggere tutto con qualche bomba a mano, sia perché la moto era fra noi e la casa e avrebbe potuto esplodere, disperdendo la preziosa benzina, sia perché urla udite dai miei compagni all'arrivo testimoniavano inequivocabilmente che là dentro si stava perpetrando una violenza carnale a spese di qualche povera fanciulla (che però probabilmente soleva andare in giro con abiti troppo provocanti, e avrei dovuto redarguirla a dovere). Che gli inquilini fossero malvagi era testimoniato dal grande pentolone che si trovava nel cortile, e nel quale bollivano membra umane.
Purtroppo, oltre che malvagi, erano anche armati: due fucili uscivano dalle due finestre centrali. Il Capitano ebbe un momento di eroismo: “Joe, coprimi”, ordinò seccamente, ed eccolo correre verso il lato della casa, con una bomba in pugno. Joe voleva davvero coprirlo, con la sua grande mitragliatrice, e irrideva la pistola che io avevo appena estratto.
“Se riesci a colpirli con quella, credo in Dio!”
Se c'è una cosa che la Bibbia insegna, è che non si deve provocare il Signore: la sua mitragliatrice si inceppò, mentre due colpi precisissimi partivano dalla mia arma a mano, colpendo a morte i due fucilieri alle finestre.

mercoledì 25 settembre 2013

Separati alla nascita

Il capitano Webster mi ha fatto richiesta di aprire un dibattito sulla somiglianza tra lui e Il curte, voi cosa ne pensate:




Di seguito aprirò un sondaggio, così se non vi sentite di commentare potete almeno votare!!!

domenica 22 settembre 2013

Visita guidata alla Rolls Royce



I nostri ospiti di guidarono per un lungo percorso, ben difeso anche da campi minati, sino alla roccaforte della comunità: la vecchia fabbrica della Rolls Royce. Qui fummo accolti dalla leader del gruppo, una quarantenne che, nonostante i tempi duri che aveva dovuto affrontare, conservava ancora chiara traccia della sua bellezza, che si accompagnava ad un baffone. A loro riferimmo dell'incursione di insoliti morti che avevamo incontrati: le loro difese sarebbero state messe a dura prova.
L'accoglienza fu squisita: ci accolsero fra loro, ci invitarono al loro desco, ed io volli ringraziarli organizzando una Messa e pregando per tutta la durata della cena. Mi resi anche disponibile ad officiare un matrimonio fra il Baffone e una sventolona. Ci furono anche mostrate le loro linee di produzione: riadattando le vecchie macchine, creavano delle vere e proprie autoblindo preziose contro morti e vivi, benché tremendamente assetate di carburante. Le vendevano poi ad altre comunità di sopravvissuti in cambio di vettovaglie: la loro attività era preziosa per la Gran Bretagna, vissuta quasi come una missione, e infatti ci offrirono di sistemare una vecchia Jeep per il viaggio, posto che riuscissimo a trovare carburante (immagino che dovrò rinunciare ad usare il mio caro lanciafiamme).
La signora chiamò un ragazzo che si muoveva a scatti, in modo strano, ma che era un vero e proprio genio dei motori: nonostante l'aiuto di Kartoffen, in appena un paio di giorni rimise in funzione la Jeep, e potemmo ripartire alla volta di Dover. 


Vi comunico che questo week end, abbiamo avuto la fortuna nonchè l'onore di conoscere uno dei mitici autori del nostro gioco preferito (in realtà l'autore è il Leo, purtroppo noi abbiamo dovuto accontentarci del promoter), il Curte... Grazie di tutto, Matteo, ci siamo proprio divertiti!!!

P.s. Purtroppo, come al solito direi, il tirapacchi di Simone è arrivato in ritardo anche per la foto... ma si può!!


sabato 14 settembre 2013

Arrivo a Derby



Arrivammo alla periferia di Derby nelle prime ore di pomeriggio. Improvvisamente, la Scoreggiona (così avevamo amabilmente ribattezzato il trattore sottratto alla cascina disabitata dai viventi) cominciò a rantolare più del solito e si spense. La collocazione era quanto meno inquietante: ci trovavamo in una strada costeggiata da lunghe file di vecchi capannoni industriali e case operaie in parte in rovina, luoghi ricchi di potenziali nascondigli per cecchini e malintenzionati, mentre noi ci trovavamo in campo aperto, con il solo riparo della Scoreggiona e del carro che vi avevamo attaccato, nel quale mi trovavo insieme al Pagano e al Capitano. In più, ci sentivamo osservati.
Per sicurezza, alzai la croce bene in vista, in modo che eventuali malintenzionati esitassero di fronte al rischio di offendere il Signore, mentre Joe scivolava a nascondersi fra le rovine. Intanto, Kartoffen, il nostro meccanico più esperto (il che testimonia quanto siamo messi male) smontò dal posto di guida per vericare il guasto: con gesto competente, si infilò sotto il mezzo e iniziò a smanettare. Dopo poco, riemerse, dicendo che non c'era nulla da fare. Rapidamente, ma solo dopo l'intervento di Kartoffen, una vasta chiazza di benzina si sparse al suolo.
Mentre ancora stavamo indugiando, qualcuno nascosto fra gli stabilimenti ci intimò di abbandonare le armi e di alzare le mani. Kartoffen, che già si era esercitato nella nobile arte abbandonando i suoi commilitoni per venire fra noi americani, abbandonò all'istante anche gli stuzzicadenti e si prostrò al suolo, davanti allo stabilimento. Il Capitano, invece, cercò di parlamentare e di non mostrarsi remissivo sebbene, in verità, la voce non sembrasse particolarmente minacciosa. Di certo la nostra posizione era difficile: come ci faceva notare il nostro celato interlocutore, loro ci avevano sotto tiro mentre noi nemmeno sapevamo dove fossero. Il Pagano provò a bluffare sostenendo di averli individuati, ed io volli dargli man forte indicando il punto preciso dove essi si nascondevano. Disgraziatamente, indicai il nascondiglio di Joe.
Posammo le armi, fummo perquisiti ma subito gli abitanti di Derby si dimostrarono accoglienti e gentili: volevano solo sincerarsi che non facessimo parte dello Scottish Army, la banda di briganti che, ci raccontarono, stava devastando la zona. Averne uccisi un paio fu un ottimo biglietto da visita.

sabato 7 settembre 2013

Lo Scotland's Arm



Non ci sbagliavamo. Un paio di chilometri di strada più oltre, infatti, trovammo una sorta di autoblindo recante le stesse insegne che c'erano sulla moto: bandiere scozzesi. Eravamo troppo allo scoperto per nasconderci, troppo inermi per affrontarli, così bluffammo, e devo dire che i presunti banditi non solo non ci derubarono, ma furono perfino gentili, forse per il rispetto dovuto a un sacerdote quale io, indegnamente, sono. Stavano proprio cercando i tre che avevamo massacrato, e si lamentavano della loro inefficienza. Ci diedero anche alcune informazioni: a Derby, noto per la sua produzione di auto blindate (che speravamo di poter comprare), erano dei morti, dei morti senzienti a condurre la produzione. I banditi odiavano quel posto, dunque noi ci dirigemmo là: non ci avrebbero mai cercato fra i morti, anche se avessero intuito chi aveva ucciso i loro compagni.
Purtroppo, il posto era lontano, ma decidemmo egualmente di incamminarci, senza deviare per Stone on Trent, anche a costo di passare la notte all'addiaccio. In realtà, lo decise il Capitano, sulla base di una sensazione del Pagano: benché fosse priva di fondamento, il graduato si fidò. Sul momento non compresi il perché, ma quando la strada ci portò, nella notte, a passare su una collina dalla quale si poteva vedere il villaggio, notammo che esso era in fiamme e, con il binocolo del Capitano, scoprimmo che era in preda ai morti(Skinerr rulez). Uno di loro aveva un aspetto particolarmente malvagio: esso guardava verso di noi, con un cipiglio da far accapponare la pelle.
Ci allontanammo quanto più rapidamente potemmo. Non molto oltre, dopo avere ucciso un cinghiale, magistralmente scuoiato e ridotto in pezzi trasportabili da me e dal Pagano, avvistammo una cascina apparentemente disabitata, nella quale forse avremmo potuto passare la notte. Joe e  Kartoffen andarono in esplorazione, il primo con felpato passo da felino, il secondo con andatura da bufalo.
Joe ebbe allora un'idea: dividersi, così eventuali occupanti della casa avrebbero attaccato il tedesco, e lui (forse) sarebbe potuto intervenire. C'era, però, solo il cadavere di un vecchio denutrito.
La cascina era molto povera, senza cibo, ma con combustibile a sufficienza per organizzare una grigliata di cinghiale.
Dormimmo poche ore. La mattina dopo ripartimmo a bordo del vecchio trattore. Non avremmo compiuto molta strada, però: Joe, nello sparare verso il vecchio cadavere che stava aggredendo Kartoffen, aveva anche dato fuoco a tutte le sue scorte di nafta. Un grande spreco, ma il morto era andato fuori combattimento in pochi attimi.

mercoledì 4 settembre 2013

La lunga strada verso casa...



Otto anni da quando Iddio ha iniziato il Giudizio. Otto anni da quando i nostri stessi compagni hanno iniziato ad alzarsi e ad attaccarci. Otto anni, oramai, che siamo asserragliati con pochi altri vivi in questo lembo d'Inghilterra, a Liverpool, e solo con il Suo aiuto ci siamo salvati. Ora, forse possiamo tornare a casa. Bene fecero i Padri Pellegrini ad abbandonare questo luogo di peccato, già allora condannato, ed ora si sono visti gli effetti. Certo, anche negli Stati Uniti il peccato ha messo radici, ma non pochi sono i baluardi di purezza.
Il Capitano ha intercettato una trasmissione radio: pare che una nave dei nostri compatrioti abbia attraccato a Le Havre, e sia ferma in attesa di riportarci oltreoceano. Di questi tempi, captare una trasmissione del genere non può che essere un segnale divino, e dunque ci siamo messi in viaggio verso sud, portandoci dietro anche il tedesco rinnegato.

Siamo partiti a piedi, quasi privi di cibo ed equipaggiamento oltre alle nostre armi con poche munizioni, alla Bibbia e al mio crocefisso. Geronimo, il Pagano, pigro come al solito, si lamentava del lungo percorso da compiere a piedi, come se San Francesco non si fosse sempre mosso con il solo ausilio delle gambe, ma non c'era scelta.
A volte il Signore illude e confonde coloro che non credono in Lui, e così pose dinnanzi al Pagano, e a noi tutti, una moto con sidecar, che sembrava in perfetta efficienza, lasciata di fronte alla farmacia di un paese semidistrutto. Siccome bisogna sempre ringraziare Iddio per i doni che ci pone dinnanzi, ma essere prudenti nell'afferrarli perché potrebbero essere esche del Demonio, il Capitano ci organizzò in assetto di guerra: il Pagano, tiratore scelto, e Joe rimesero indietro a coprirci, mentre io e Kartoffen avanzavamo. Improvvisamente, udimmo il rumore di un'arma inceppata, e in un lampo vedemmo la canna di un fucile sporgere da una finestra della casa di fronte alla farmacia. Mi parve di udire anche una bestemmia uscire da quella maledetta finestra, e il resto fu un attimo: il Pagano e Joe aprirono il fuoco, noi tre ci gettammo nella farmacia, dove ci attendeva un secondo bandito, che Kartoffen mise subito fuori combattimento. Io feci appena in tempo a leggergli alcuni versetti da Isaia prima di farlo a pezzi.
Fuori, intanto, Joe si era esposto per sparare, e un terzo bandito era uscito, provando a colpirlo: il copo del Pagano fu così preciso che questa volta non ebbi tempo nemmeno per un versetto. Intanto, il bestemmiatore aveva lanciato dalla finestra una bomba, la quale però, invece di colpire Joe, fece esplodere la moto. Fu l'ultimo suo atto: una sventagliata del mitra del Capitano, salito al primo piano dell'edificio della famacia, mise fine per sempre alla sua criminale attività.
Nonostante i rischi, non era stata una cattiva giornata: nella farmacia trovammo del materiale medico e sui corpi dei nemici utili armi e munizioni. Era meglio, però, rimettersi in viaggio: la moto portava i chiari segni di apparenenza ad una banda, e se costoro erano l'avanguardia, non era salutare fermarsi ad attendere il grosso della truppa.